(PARTE SECONDA)
UN GIORNO COME TANTI
Di Carlo Monni & Fabio Furlanetto
PROLOGO
Li chiamano i più potenti eroi della Terra, sono amati, invidiati,
rispettati o, a seconda di come gira il vento, odiati, temuti e disprezzati da
un mondo che hanno giurato di proteggere da pericoli che le normali forze di
sicurezza non sarebbero in grado di affrontare.
Sono
i potenti Vendicatori e, per quanto a molti riesca difficile crederlo, sotto i
loro costumi sgargianti, dietro la rutilante apparenza, ci sono uomini e donne
come gli altri, coi loro problemi, le loro ansie, le paure dei normali esseri
umani… beh quasi tutti almeno.
Un
nuovo giorno è cominciato alla tenuta dei Vendicatori, Sezione Costa Ovest,
nella Penisola di Palos Verdes, nella Contea di Los Angeles e fatti
interessanti stanno per accadere. Val la pena dare un’occhiata.
1.
Ramon Delgado sapeva che essere il maggiordomo dei
Vendicatori Costa Ovest non sarebbe stato un lavoro semplice.
Credeva di essersi
preparato mentalmente a tutto: attacchi di super-criminali, invasioni aliene,
quel genere di cose. Non si aspettava però di dover badare ad un bulldog alieno
da mezza tonnellata.
Poggia a terra la gigantesca ciotola con dieci chili di cibo
per cani, proprio di fronte alla porta sul retro che conduce alle cucine della
villa.
Crystal lo sta osservando divertita, ripensando
automaticamente a Jarvis.
-Non è
davvero necessario, Ramon – sorride l’Inumana.
-È mio
dovere badare a tutti gli abitanti della casa, signora, e per i cani di grossa
taglia non è salutare passare il tempo al chiuso. Sono sicuro che Lockjaw si
troverà meglio all’aperto... spero che apprezzi il cibo, ehm, non-inumano.-
-Oh,
Lockjaw mangerebbe qualsiasi cosa. E non si preoccupi per la casa, ha imparato
da tempo a non fare i suoi bisogni in questo sistema solare.-
Come in risposta alle parole della sua padrona, il cane
Inumano appare in un lampo di luce proprio di fronte alla grossa ciotola, di
cui divora l’intero contenuto in meno di cinque secondi.
-Dieci... chili
– resta a bocca aperta Ramon, mentre Crystal si avvicina all’animale per
accarezzarlo.
Un istante dopo, Lockjaw ruota la testa come se avesse
appena sentito un rumore interessante, e con umile guaito svanisce tra le
dimensioni.
-Forse non
gli è piaciuto? – chiede Ramon.
Passa pochissimo tempo, prima che il cane ricompaia e
stavolta non è più solo. Una bellissima donna con una montagna di capelli rossi
in continuo movimento è al suo fianco; dietro di lei, le braccia conserte e
l’espressione seria e distaccata, una donna minuta dagli abiti molto più
austeri e meno appariscenti.
-Sorella,
dobbiamo parlare – dice subito Medusa, regina degli Inumani.
Da qualche
parte tra le Montagne Rocciose del Colorado si trova il supercarcere federale
per Supercriminali noto come
L’hovercraft
modificato del Barone Zemo è totalmente invisibile anche ai sistemi di
rilevamento in dotazione al personale della Volta e non c’è da stupirsene,
visto che il suo progettista è nientemeno che uno dei più geniali inventori
della Nazione e del Mondo: Norbert Paul Ebersoll, meglio noto come Fixer.
-Siamo sul bersaglio, Barone.- dice Fixer.
-Molto bene.- commenta Zemo –Ora.-
Il furgone
sotto di loro si ferma improvvisamente, bloccato da una forza irresistibile.
Dal veicolo scendono due uomini con le Uniformi dei Guardiani[1] e
subito cadono, come abbattuti da una forza invisibile.
Servendosi
di una sorta di ascensore ad aria compressa Zemo e Fixer scendono
dall’hovercraft e si avvicinano al furgone.
-Procedi.- ordina Zemo.
Immediatamente
Fixer applica un congegno di sua creazione al portello posteriore del furgone e
questo si apre.
Al suo
interno ci sono altri due guardiani inanimati ed una figura in costume,
anch’essa apparentemente svenuta: il supercriminale chiamato Speed Demon
recentemente catturato dopo una non molto ben chiara azione presso il Tribunale
Federale di Manhattan.[2]
Fixer gli
applica un congegno che lo solleva in aria.
-Una piccola ed interessante variazione dei dischi
antigravità di Wizard.- commenta.
-Sbrighiamoci.- taglia corto Zemo.
Il
gruppetto è risucchiato all’interno dell’Hovercraft, che riparte a tutta
velocità.
L’intera
azione non ha richiesto più di cinque minuti.
Da un’altra
parte del Colorado, e precisamente nella capitale Denver Julia Carpenter si sta
precipitando al lavoro e sperimenta quel particolare tipo di frustrazione che
si chiama: restare imbottigliati nel traffico, quando si è in ritardo al
lavoro. D’altra parte, doveva accompagnare Rachel a scuola. Ok, avrebbe fatto
meglio a svegliarsi prima e ce l’avrebbe fatta, se non avesse passato buona
parte della notte precedente a pattugliare la città nei panni di Aracne. Non
c’è che dire: essere una madre single e conciliare questo con il lavoro ed una
carriera da supereroina non è facile e Julia lo sta scoprendo a proprie spese.
Con un gesto di frustrazione reclina il capo sul volante e subito dopo un
clacson nervoso la scuote.
Reprime un
commento cattivo e sposta la sua auto di appena qualche metro. Questa giornata
è iniziata male, penso, speriamo che migliori.
A volte
certe speranze vengono esaudite… altre volte, purtroppo, no.
2.
Greer Grant
Nelson ed U.S.Agent sono appena usciti dalla palestra; nonostante il secondo
sembri fresco come una rosa, sono entrambi reduci da un’intensa seduta di
allenamento mattutino.
-Ed io che credevo che l’allenamento di Capitan America
fosse estenuante... non riesco a credere che alcuni Vendicatori facciano questo
genere di cose tutti i giorni, senza
superpoteri – nota Greer asciugandosi il sudore dalla fronte.-
-Avevi i poteri di Tigra all’epoca – le ricorda U.S.Agent –
E sono sicuro che il vecchio Cap ci andasse leggero, con i novellini.-
-Li ho ancora, ricordi?[3] Posso
anche aver deciso di non usarli in questo allenamento…-
-L’ho notato e mi chiedevo perché.-
-Allora ti sei divertito ad andarci pesante, ammettilo.-
U.S.Agent
si limita a sogghignare.
-Beh, lo confesso…- continua Greer -… volevo mettermi alla
prova, vedere quanto so cavarmela senza dipendere dal potere di Tigra. Ancora
non ho deciso se essere di nuovo un membro attivo, ma non per questo... è un’impressione
o abbiamo visite?- cambia argomento la donna.
All’ingresso, Crystal e Medusa
stanno discutendo animatamente. Ramon osserva la scena piuttosto imbarazzato,
senza darlo troppo a vedere. L’altra donna che né Greer né U.S.Agent
riconoscono se ne sta in silenzio in un angolo, tenendosi stretta una capiente
borsetta nera.
-Sei un membro della Famiglia Reale di Attilan, Crystal, non
puoi lasciare il Grande Rifugio quando ti pare.-
-Non sta a te decidere come e dove devo vivere la mia vita,
Medusa! E puoi dire la stessa cosa a quei bigotti del Consiglio Genetico!-
-Signore…- attira la loro attenzione U.S.Agent, cercando di
essere autoritario. In tutta risposta, Lockjaw si teleporta sul suo percorso:
abbassa la testa e ringhia mostrando i denti, difendendo la propria padrona.
-Non credo di stare molto simpatico al sacco di pulci.-
comprende il Vendicatore – C’è qualche problema con la signora, Crystal?-
-Buono, Lockjaw – cerca di calmarlo Crystal -Questioni di
famiglia, Agent. Medusa se ne stava giusto andando.-
La regina degli Inumani ignora
completamente le parole della sorella, per rivolgersi direttamente ad U.S.Agent:
-Sei tu il capo di questa organizzazione?-
-Non proprio, ma tra i membri attivi presenti ho l’anzianità
maggiore.-
-Di qualche ora –
mormora Crystal.
-Bene. È stato deciso che Maya si occuperà della salute e
dell’educazione della piccola Luna. Mi sembra ovvio che si trasferirà in questa
abitazione.-
-Senta, signora Medusa, lei sarà anche la regina degli
Inumani ma non può arrivare qui e darci ordini. I Vendicatori sono un gruppo
indipendente.-
-Piacere.- si intromette timidamente l’altra Inumana
presente, finora totalmente ignorata dai presenti.
-Nessuno mi ha consultata
prima di prendere questa decisione.- si lamenta Crystal.
-Come regina, è mia responsabilità...-
-Perché non vi date tutte e due una calmata e vi sedete per
discutere la cosa da persone civili? – si intromette Greer.
Le due sorelle si scambiano uno
sguardo gelido, dentro al quale gli umani presenti non riescono a leggere.
Medusa prende la parola:
-Naturalmente. Maya, perché non fai compagnia a Luna, mentre
io discuto con gli umani?-
-Posso partecipare anch’io, o mia regina?- chiede Crystal con ben più di una punta di sarcasmo.
U.S.Agent si volta verso Greer,
sussurrando:
-Forse dovrei andare a cercare Pym... in fondo è lui il
capo...-
-Non pensare neanche di lasciarmi da sola tra queste due –
risponde la donna.
Il capo di
questa organizzazione, per dirla con le parole di Medusa, ha deciso di
prendersi una mezza giornata libera, senza costumi e strani macchinari. Ecco
perché Henry Pym, vestito di un sobrio completo azzurro, si trova seduto sulla
veranda di un elegante locale della vicina cittadina di Rancho Palos Verdes,
sorseggiando del succo d’arancia. La bella ragazza bionda che gli si avvicina è
decisamente più giovane di lui, indossa un bell’abitino verde che ondeggia alla
fresca brezza che viene dall’oceano. Abbassa gli occhiali da sole rivelando due
profondi occhi azzurri. È decisamente bella e l’ultima cosa che si nota di lei
e la mancanza del braccio sinistro.
-Aspetti da molto, Hank?- chiede
sedendosi davanti a Pym.
-No, non da molto, tranquilla Trish. Sono felice che tu sia
venuta, anche se avrei potuto venire a prenderti.-
-Oh, lo sai che amo essere indipendente.- risponde Patricia,
Trish, Starr –O credi che non sia in grado di cavarmela da sola?-
-Al contrario, Trish: ho sempre provato un grandissimo
rispetto per come tu sia riuscita a rifarti una vita dopo il tuo… incidente.-
-Puoi chiamarlo col suo nome: un attentato organizzato da
quel pazzoide di mio zio a causa della sua meschina gelosia.-[4]
Henry
abbassa la testa: lo zio di Trish era il supercriminale chiamato Testa d’Uovo
ed era stato uno dei suoi arcinemici fin dall’inizio della sua carriera come
supereroe. Forse per questo Hank si sente responsabile verso Trish… e forse
anche per altri, inconfessati, motivi.
-Hai ripensato alla mia idea di un braccio bionico?- le
chiede.
-Si… certo.-
-E allora?-
-E allora… so che sei animato dalle migliori intenzioni,
Henry, ma…dopotutto ho imparato a convivere con la mia menomazione e non so se
voglio una cosa così estranea, artificiale, attaccata a me.-
-Non saresti meno umana, Trish, credimi. Uno dei miei
migliori amici è un essere artificiale, ma non l’ho mai considerato meno che
umano.-
-Tu sei un brav’uomo, Hank, ti prometto che ci penserò. Ora,
se vogliamo ordinare…-
Henry Pym
tace. Dentro di se crede il motivo della riluttanza di Trish sia dovuto
soprattutto a quella volta in cui, proprio per mezzo di un braccio bionico, suo
zio, il defunto Testa d’Uovo, riuscì a prendere il controllo della sua mente e
ne fece l’inconsapevole pedina di un piano proprio contro Hank stesso.[5]
Inutile forzarla adesso, Hank confida che saprà prendere la decisione giusta al
momento giusto, qualunque essa sia.
Il luogo è
segreto, ovviamente e quando Speed Demon si risveglia è sdraiato su una
brandina. Prova a mettersi seduto, ma scopre che la testa gli gira.
-Rilassati, Speed Demon.- gli dice una voce alla sua destra
–Non preoccuparti per il senso di vertigine che hai: è una piccola precauzione
perché te ne stessi quieto ad ascoltare la mia proposta. Passera molto presto.-
-E tu chi saresti?-
-Mi chiamano Zemo, Barone Zemo, per la precisione e vorrei
chiederti di unirti ai miei rinnovati Signori del Male.-
-Amico… sono uscito adesso da un’organizzazione e non mi è
piaciuto il loro concetto di buonuscita, perché dovrei darti retta?-
-Perché ti ho liberato, forse? Per una buona paga? Per la
vendetta contro gli odiati Vendicatori? O perché non ti darò scelta? Decidi
tu.-
Speed Demon
si rende conto che il suo interlocutore è molto serio. Lo ascolterà. In fondo
che ha da perdere? Se deciderà di andarsene, cosa potrà mai fare Zemo per
trattenerlo?
3.
U.S.Agent si trova all’esterno della
base, osservando la piccola Luna giocare con il gigantesco Lockjaw. Per quanto
sembri una scena normale... se non si considera il cane teleporta da mezza
tonnellata... una parte di lui non può che ribellarsi al pensiero di avere una
bambina nella casa, con tutti i pericoli che si corrono in questo luogo.
Un improvviso vento rilassante lo
distrae dai suoi pensieri; Maya è a pochi metri di lui, in una posa che anche
una tutrice d’epoca vittoriana considererebbe un po’ troppo formale per
l’occasione.
-Così va meglio - sorride l’Inumana.
-Maya, giusto? Io sono U.S.Agent – si presenta l’eroe,
porgendo la mano per farsela stringere.
Maya non lo guarda neanche, lo
sguardo fisso su Luna, mentre risponde:
-Spero che non le dispiaccia, ma mi sono presa la libertà di
liberare l’atmosfera dagli agenti inquinanti. È scandaloso che gli umani
arrivino a respirare cose simili.
-Ognuno fa quel che può, signora. Che vuol dire con
“liberare l’atmosfera”, comunque?-
-Quello che ho detto. Ho la capacità di modificare le
condizioni ambientali; per la fisiologia inumana, l’inquinamento dell’aria può
facilmente avere effetti deleteri... anche più rapidamente che per gli umani.
In effetti, sarebbe saggio non uscire da un raggio di duecento metri dalla mia
posizione.-
-Ed anche Luna soffre di questo difetto? Mi sembra strano
che Crystal non abbia...-
-Non è un difetto,
US-Agent...
-Niente pausa, solo “U.S.Agent”.
-Il mondo esterno è molto inquinato, capisce. Ed è mio
compito assicurare una sana crescita per la principessa Luna, oltre ad
un’educazione adeguata e al mantenimento della purezza genetica.-
U.S.Agent annuisce, in realtà non troppo interessato al
discorso... tutta questa attenzione alla vita privata di Crystal è eccessiva,
secondo lui. Poi, quasi a scoppio ritardato, qualcosa lo colpisce.
-Come “purezza genetica”?-
-Mi sembra ovvio;
-Sì, ma che vuol dire? Luna è mezza inumana e mezza mutante,
no? E le posso giurare che niente e nessuno in questa base danneggerebbe la sua
“purezza genetica”.-
-Immaginavo che un umano non avrebbe capito.-
U.S.Agent fissa attentamente
l’inumana... lei sta cercando di non darlo a vedere, ma è chiarissimo che si
sta sforzando di non guardarlo.
-Ho quasi l’impressione che la salute o l’istruzione di Luna
non c’entrino niente, qui. Cos’è, ha paura che la nostra “umanità” sia
contagiosa? Chi l’ha mandata veramente qui?-
-Il Consiglio Genetico – risponde Medusa.
All’interno della base, una
cameriera sta appoggiando un vassoio sul tavolino. Dei capelli rossi si
allungano nella sua direzione, afferrando la teiera e versando il the.
Medusa siede tranquillamente sul
divano, parlando come se i suoi capelli avessero una mente propria e non
avessero bisogno della sua direzione per un’operazione così semplice.
-Lo sapevo – si mette le mani tra i capelli Crystal – Non
hanno proprio un minimo di decenza rimasta? Perché devono sempre avere qualcosa
da ridire sulle mie scelte?-
-“Purezza genetica” – risponde Medusa, porgendo una tazza di
the a Greer Grant.
-Scusate se non sono troppo aggiornata sulla politica di
Attilan... il Consiglio Genetico è il governo degli Inumani? Credevo foste un
regno.-
-È... complicato – risponde Medusa – Freccia Nera è un
sovrano amato dal suo popolo, ma le nostre frequenti... disavventure durante il
suo regno non hanno fatto che aumentare sempre di più il potere politico del
Consiglio. Ci sono stati diversi tentativi di dimostrare come
-Proprio per questo ho dovuto lasciare il Grande Rifugio,
Medusa – le spiega Crystal – Non puoi chiedermi di crescere Luna in
quell’ambiente. Il Consiglio non aspetta altro che portarmela via...-
-Capisco come ti senti – risponde Medusa con voce incerta,
fissando la tazza di the per qualche istante prima di continuare – So benissimo
che sono capaci di strappare un figlio alla madre, Crystal, e sto facendo di
tutto per evitarti quel dolore. Ma la tua decisione di tornare tra gli umani
potrebbe essere stata una pessima mossa politica.-
-L’unica politica che mi interessa è il futuro di mia
figlia. Conosco Maya, ed in passato è stata un’ottima tata... ma sia ben
chiaro: non sarà il Consiglio, e nemmeno
-Non avrei mai scelto Maya se non mi fidassi di lei –
risponde Medusa – So cosa le ha chiesto di fare il Consiglio Genetico, ma so
anche che è una brava persona. Sono certa che non ti causerà problemi.-
-E se io mi rifiutassi di averla qui?-
-Allora ti riporterei su Attilan – risponde con decisione
Medusa – Trame del Consiglio a parte, sono comunque preoccupata per come Luna crescerebbe
qui.-
-La base non sarà il posto più sicuro del pianeta-…-
interviene Greer –… ma devi ammetterlo: con una famiglia come la sua, Luna
sarebbe in pericolo in qualsiasi altro posto.-
-E poi sta a me decidere dove vivere – sottolinea Crystal.
-Sorella... che ti piaccia o meno, sei un membro della
Famiglia Reale ed hai delle responsabilità verso il tuo popolo. Una principessa
non può scappare tra gli umani ogni volta che vuole.-
-Come quella volta in cui ti sei unita ai Terribili Quattro?-
-Cosa? Avevo un’amnesia, all’epoca! Non sapevo neanche chi
ero!-
-Quindi ti sei anche dimenticata di essere stata nei
Fantastici Quattro per parecchi mesi? Non ricordo che avessi tanto a cuore la
politica, all’epoca...-
-Quelli erano... altri tempi – deve arrendersi Medusa.
Crystal e Greer si scambiano
un’occhiata d’intesa, come a dire “è fatta”: l’impassibile Medusa è ormai sulla
difensiva.
-Tornando a noi, mi sembra di capire che anche Pietro sarà
nella tua squadra – ricomincia la regina.
Pietro
Maximoff, altrimenti noto come Quicksilver, nonché marito separato di Crystal,
osserva la scena dal giardino. Non sente cosa Medusa sta dicendo a sua sorella,
ma può ben immaginarselo. La suprema ironia è che c’è stato un tempo in cui
avrebbe condiviso le parole di Medusa e l’isolazionismo sfrenato degli Inumani,
ma quel tempo è passato e lui ne ha passate e viste troppe, non è più lo stesso
uomo di allora. E non è questo, forse, il vero problema? Sia lui che Crystal
sono cambiati ormai, ma sono abbastanza maturati da affrontare le conseguenze del
cambiamento?
L’unica
cosa di cui è sicuro è che ama ancora Crystal e se c’è ancora qualcosa che può
essere fatto per salvare il suo matrimonio, lui la farà, questo è certo,
compreso inghiottire un bel po’ d’orgoglio.
Per questo sta resistendo
all’impulso di entrare nella stanza e dire a Medusa cosa può farsene delle idee
sue e di quei bigotti del Consiglio Genetico su come e dove allevare sua figlia.
L’autocontrollo è importante e dimostrare che lui ce l’ha potrebbe essergli
utile non solo con Crystal, ma anche per proporsi come nuovo leader al posto di
Hank Pym alle prossime elezioni. Ma a questo penserà più avanti, adesso ci sono
altre priorità.
4.
Le
priorità di Dennis Dumphy sono altre in questo momento, per esempio cercare di
seguire quanto gli sta dicendo il suo consulente finanziario:
-… e tutto sommato non ne sei uscito male, nonostante la
crisi dei mercati finanziari. Anche se avrai delle perdite, sono riuscito a non
intaccare il capitale. Ma... mi stai seguendo Dennis?-
-Abbastanza, George.- risponde Dennis abbozzando un sorriso
-Devo, però, ammettere che non sono molto interessato a queste questioni. Tu
dimmi solo quanto posso permettermi di spendere.-
-Potrei essere più preciso se avessi almeno una vaga idea
dei tuoi progetti. Se mi permetti, Dennis, non vorrei vederti buttar via i tuoi
soldi. Li ho amministrati per anni, perfino quando tu sei scomparso per così
tanto tempo che tutti ti credevamo morto e poi sei ricomparso senza dire a
nessuno dove eri finito e dove vivi adesso, credo che tu possa fidarti di me.
Un altro
sorriso, mentre Dennis si alza in piedi e guarda il traffico fuori dalla
finestra. Che cosa gli direbbe il suo amico se sapesse che per un po’ di tempo
lui si è buttato nella carriera di supereroe nei panni di D-Man, al fianco di
Capitan America ed i suoi amici, per poi finire accolto da una strana comunità
di senza tetto che vive nei sotterranei di New York mentre si riprendeva da una
grave lesione cerebrale? No, meglio tacere al riguardo, anche se…
-…mi fido di Te, George.- risponde -… ed a tempo debito ne
saprai di più. Prima, però, devo ritrovare… certe persone e magari organizzare
qualcosa per i miei amici.
-Qualcosa? E cosa?-
-Oh, una specie di festa, credo.-
U.S.Agent rientra nella base proprio
mentre Medusa, Crystal e Greer si accingono ad uscire. Dai loro volti capisce
due cose: che la visita non è stata il disastro che si aspettavano, e che la
pagherà molto cara per aver evitato la discussione.
-Allora, signora Medusa? Devo capire che è stato tutto
risolto?-
-Mia sorella e Luna resteranno con voi, insieme a Maya... che
si occuperà della bambina solo in caso di assenza di Crystal. Credevo stesse
badando a Lockjaw...-
-Più che altro è lui che non mi si staccava di dosso –
risponde U.S.Agent cercando di liberare una gamba da qualche litro di saliva di
cane.
Lockjaw si alza per avvicinarsi alla
padrona, con un osso largo più di un metro in bocca.
-Io gli ho lanciato una palla ed è tornato indietro con
quell’affare... non ho la minima idea di dove l’abbia preso – si scusa U.S.Agent,
scatenando una breve scodinzolata del cane.
Medusa abbraccia la sorella, senza
dire altro. Come ha imparato fin troppo bene dal suo matrimonio, molto spesso
le parole non servono.
C’è un breve lampo di luce, dentro
al quale scompaiono il cane e la regina.
Quicksilver ha attraversato
rapidamente l’intero parco della Hacienda ed è solo al decimo giro che si
arresta davanti a sua figlia… incontrandosi col severo cipiglio di Maya. Lo
ignora semplicemente, mentre la bambina gli corre incontro ridendo.
-Papà! Papà!-
Pietro la
prende in braccio e la solleva sino ad averla all’altezza della sua testa. Maya
sta per muoversi, quando la voce imperiosa di Crystal si fa sentire:
-Qualunque cosa volessi fare, Maya, non la farai.- intima
–Lui è il padre di Luna e lo devi trattare come se fossi io stessa.-
-Principessa… le mie istruzioni…-
-Non sono stata abbastanza chiara? Qui sono i miei ordini a
valere o altrimenti, Consiglio o non Consiglio, ti faccio rimandare a casa da
Lockjaw immediatamente.-
Maya fa un
breve inchino e si ritira in disparte.
-Ti ringrazio.- dice Pietro alla moglie –Potevo tenerle
testa, ma…-
-… ma non era il caso di scatenare una battaglia in cortile
se si poteva evitare.- risponde Crystal
-Beh, ammetto di avere un caratteraccio, a volte, ma la
sicurezza di… nostra figlia viene sempre prima di tutto. In fondo l’idea di una
super bambinaia non è così brutta, visto il modo in cui viviamo… solo… avrei
preferito essere consultato.-
-Per me è lo stesso. Se Medusa me lo avesse chiesto,
probabilmente io stessa avrei scelto Maya per questo lavoro, ma vedermela
imporre dal Consiglio Genetico…-
-Secondo me Freccia Nera ha permesso loro di prendersi
troppo potere e quel branco di razzisti ne ha approfittato.-
-Non mi sembravi troppo in disaccordo con le politiche del Consiglio,
quando vivevamo ad Attilan.-
-Quello era prima che cominciassero a blaterare di purezza
genetica ed altre scemenze simili. Mi ricorda un po’ troppo quello che i
Nazisti pensavano di quelle che definivano razze inferiori, per non parlare
dell’atteggiamento di qualcuno nei confronti dei mutanti. Credimi: quando
cominci a crederti superiore a chiunque, uomo, gruppo o comunità, il risultato
è solo dolore e disgrazia. So quel che dico: ho visto all’opera mio padre ed è
successo anche me. Ora sono rinsavito, per mia fortuna.-
-Sai… è strano sentirti fare autocritica.-
-Non sono un bruto senza cervello… anche se talvolta do
quest’impressione, lo ammetto.- replica Pietro abbozzando un sorriso.
-Medusa mi ha chiesto se era un problema per me il fatto che
anche tu fossi qui.-
-E lo è?- c’è un tono speranzoso nella domanda e la risposta
di Crystal, almeno parzialmente, alimenta questa speranza:
-Non lo so. Sono successe tante cose tra noi. Molte per
colpa mia, certo, altre per colpa tua… ma non è questo che conta, adesso. Non
ti sto dicendo che potremo tornare insieme, ma… in ogni caso non voglio più
scappare davanti alle mie responsabilità verso Luna e verso di te. Non
facciamoci promesse e vediamo come vanno le cose.-
-A me sta bene.- commenta Pietro –Credo di non poterti
chiedere di più e me lo farò bastare.-
Un inizio.
5.
Nell’Ufficio
del Procuratore Distrettuale di Los Angeles l’attività è frenetica come al solito:
l’ideale per la donna di nome Jennifer Walters meglio nota in certi ambienti come
She-Hulk. Diciamo la verità: per quanto possa essersi vestita in maniera
formale, una donna dalla pelle verde, alta due metri e con tutte le curve al
posto giusto non ha molte speranze di passare inosservata anche in una città
che visto di tutto e molto di più.
Dennis
“Buck” Bukowski, il Procuratore Distrettuale, l’uomo responsabile di aver
offerto all’appariscente avvocatessa/supereroina il suo nuovo lavoro come
Assistente Procuratore, osserva tutto attraverso i suoi immancabili occhiali da
sole e non sa se mettersi a ridere o scuotere la testa, sconsolato.
Jennifer si
siede sulla poltrona rinforzata, ordinata appositamente per lei dopo che la
precedente si era rotta poco dopo che lei ci si era seduta, e posta dietro la
scrivania del suo ufficio personale, poi dice alla segretaria:
-Molto bene, Daisy, con che cosa si comincia oggi?-
Prima che
la ragazza possa rispondere, entra Bukowski e dice:
-Jennifer cara, non posso dire di non godermi le tue
apparizioni tra noi, ma se riuscissi a non fermare il lavoro ogni volta che
entri, te ne sarei grato.-
-Oh, non lamentarti Buck. Vedrai che tra un po’ si saranno
abituati. D’altra parte, non ci posso far niente se non posso più ritrasformarmi
nella cara, semplice, Jennifer Walters, normale umana. Anche se, a dire la
verità, qualche tempo fa ci sono misteriosamente riuscita.[6]
Non sono stata più capace di rifarlo, però, anche se mi sono sforzata di
riuscirci. Beh, non troppo, a dire il vero. Stare nella forma di She-Hulk mi
piace, dopotutto.-
Jennifer ha
appena finito di dirlo, che, improvvisamente il suo corpo comincia a cambiare
ed in pochi secondi, la normalissima Jennifer Walters si ritrova dentro un
tailleur troppo grande per lei, per tacere pietosamente del resto del suo
vestiario.
-E adesso che diavolo sta succedendo?- esclama la ragazza,
un po’ furiosa ed un po’ imbarazzata.
Nell’Ufficio
locale del F.B.S.A. l’ingresso dell’Agente Speciale Jack Daniels fa molto meno
effetto. D’altra parte, lì dentro praticamente nessuno sa che quel giovanotto
con i capelli biondi tagliati alla Marine, gli occhi perennemente nascosti da
occhiali scuri ed il fisico massiccio è in realtà U.S.Agent ed è interesse del
Governo degli Stati Uniti che l’informazione rimanga riservata.
Jack è
contento di vedere al tavolo una ragazza di colore, vestita con una camicia
bianca ed una gonna scura, che fa il paio con una giacca appoggiata alla sua
sedia. Ha collaborato molto spesso con l’Agente Speciale Allie Magruder e gli
fa piacere che l’abbiano destinata alla sede di Los Angeles assieme a lui. Allie
non sa che lui è U.S.Agent, ma ha capito che lui svolge anche incarichi di cui
non può parlare e sa essere discreta quando occorre.
-Non ci posso credere: Jack Daniels di nuovo tra noi.-
esclama Allie –Ed è passata solo una settimana dalla sua ultima scomparsa.-
-Adesso non prendermi in giro, Magruder.- replica lui
–Perché non mi dici, piuttosto, se ci sono novità degne di nota?-
-Nulla di troppo rilevante: Speed Demon è evaso, mentre lo
trasportavano alla Volta e non si sa chi l’ha aiutato. Quelli della Villains
LTD sono sempre uccel di bosco e li hanno avvistati in almeno quattro luoghi
diversi… contemporaneamente. Il che è anche possibile, visto che uno di loro
usa una specie di teletrasporto. Ah… dimenticavo: un fattorino ha lasciato una
cosa per U.S.Agent.-
-U.S.Agent?- esclama Jack, preoccupato che il suo segreto
possa essere trapelato –E che c’entriamo noi, con lui? –
-Beh, siamo un’agenzia governativa che si occupa di
superumani e U.S.Agent è un superumano che lavora per il Governo. Direi che il
collegamento è evidente. Comunque, non è niente di particolare: solo un invito
ad una festa che un certo Dennis Dumphy darà nella sua villa sulle colline di
Santa Monica.-
-Dennis… Dumphy?-
-Si. Il nome mi suona familiare. Ho l’impressione di averlo
già sentito o letto da qualche parte. Più tardi, magari, darò un’occhiata al
database.-
-Lascia perdere. Non dev’essere nulla d’importante. Me ne
occuperò io non appena avrò tempo.-
Sotto la
sua abituale maschera di impenetrabilità Jack Daniels pensa: D-Man, in qualche
modo me la pagherai… magari proprio alla tua festa.
Le prime ombre della sera stanno
calando sulle Santa Monica Mountains, quando Lorna Dane e Jennifer Walters,
ancora in forma umana arrivano alla villa di Dennis Dumphy, illuminata come
fosse giorno.
-Mio Dio!- esclama Lorna –Non immaginavo che fosse una cosa
così… così… Ma ti immaginavi che D-Man fosse così ricco?-
-Beh… a dire il vero… no.- risponde Jennifer -Avevo sentito
dire qualcosa, ma non pensavo che…-
-E li ha guadagnati tutti con il Wrestling?-
-E con la pubblicità e buoni investimenti.- dice una voce
alle loro spalle, quella di una giovane donna che indossa con disinvoltura un
abito da sera le cui corte maniche coprono il moncherino del suo braccio
sinistro. Al suo fianco, sorprendentemente, Henry Pym in smoking.
-Hank.- esclama Jennifer –Che sorpresa vederti qui. Avevo
l’impressione che le feste non fossero nel tuo stile.-
-Trish ha insistito.- si schermisce Hank –Ha detto che
dovevo uscire da mio guscio e che le sembrava il momento giusto.-
-Trish? Ma certo!- esclama a sua volta Lorna –Trish Starr la
modella. Ho visto le sue foto su tutte le più importanti riviste.
-Quello è stato anni fa... ormai è acqua passata.- risponde,
pacata, Trish.
-Già, il suo incidente. Ora ricordo. Io…-
La voce
stentorea di Dennis Dumphy si fa sentire sopra il vociare degli ospiti grazie
ad un potente microfono.
-Scusate… volevo ringraziare tutti voi per essere qui, a
questa festa che ho voluto dare per pochi amici per il mio ritorno e la
riapertura di questa casa da troppo tempo vuota…-
-Pochi amici?- commenta Julia Carpenter, appena arrivata
–Direi che qui c’è tutta la crema di Los Angeles, Hollywood compresa.-
-Già… ed a giudicare da quello che si vede in giro, il fatto
che io abbia i capelli verdi sembrerà del tutto normale.- commenta Lorna e poi
si rivolge a Julia -Dove hai lasciato Rachel?-
-Ho approfittato della stramba bambinaia di Luna. Crystal è
stata molto gentile. Chissà dov’è, adesso? Lei e Pietro… oh, eccoli.-
In effetti,
ecco arrivare Pietro e Crystal e mentre quasi tutti gli uomini si volgono verso
una splendente Crystal scoccando occhiate di gelosia all’uomo dai capelli
bianchi che l’accompagna, lui sembra perfino sorridere soddisfatto.
-Benvenuti, benvenuti a tutti. Sono felice che ce l’abbiate
fatta.-
Dennis
saluta personalmente ogni nuovo arrivato. Stringe mani, distribuisce sorrisi.
In breve il salone ed il patio rigurgitano letteralmente di gente.
Fra vecchi
e nuovi arrivati, ci sono facce note ai Vendicatori Ovest.
-Ma quello non è Tony Stark?- chiede Trish Starr.
-Certo che è lui.- risponde Julia –Ma chi sono le donne che
l’accompagnano? Quella dai capelli rossi e la bionda?-
-Oh sono sicura di aver visto le loro foto da qualche parte,
ma ora non ricordo.- interviene Crystal.
-Tu segui le rubriche di gossip? Tu?- esclama Jennifer.
-Che c’è di strano? Voi non lo fate, forse?-
-Ehi, guardate. La cosa meno strana del millennio. Starfox
ed una folla di donne adoranti.
-Cosa, dove?-
Basta un
movimento della folla, come un’onda di marea e Jennifer si ritrova allontanata
dal resto delle amiche. Poi una mano le porge un bicchiere di champagne ed una
voce nota le dice:
-Prendilo, ti schiarirà le idee, forse.-
-Sersi!- esclama Jennifer –Anche tu qui?-
-D-Man… Dennis mi ha chiesto aiuto per organizzare la festa
ed è stato molto convincente.- risponde l’Eterna –Forse è stata una buona idea.
Avevo bisogno di distrarmi dopo… beh tutte le cose che mi sono capitate di
recente ed organizzare feste… e parteciparvi... è una delle cose che so fare
meglio. Ma ora che ci penso, Jennifer, sbaglio o sei un po’ diversa dall’ultima
volta che ti ho visto?-
-Voi Eterni dovete avere uno strano senso dell’umorismo. Mi
chiedevo giusto come hai fatto a riconoscermi.-
-Oh, ho un certo talento nel vedere oltre la forma delle
cose. È una cosa che hai fatto di tua volontà o…-
-O… e non so perché è accaduto e se…-
Jennifer
non finisce la frase, perché improvvisamente si trasforma in She-Hulk…
stracciando il suo abito da sera ed attirando l’inevitabile attenzione di tutti
i presenti.
-Devo proprio comprarmi degli abiti elastici.- commenta la
gigantessa di giada.
E la festa
prosegue.
EPILOGO
In un luogo per ora
ignoto Helmut
Zemo guarda compiaciuto il suo piccolo esercito di supercriminali, riunito nel
salone sotto di lui e si volge verso Fixer, in piedi al suo fianco:
-Perfetto. Adesso direi che siamo
pronti.-
-Intendi far loro un “discorso dal
balcone”, Barone?- gli chiede Fixer.
Zemo si lascia sfuggire una risatina.
-Perché no, amico mio? Le truppe hanno
sempre bisogno di essere galvanizzate prima dell’inizio di una battaglia
dopotutto.-
FINE SECONDA PARTE
NOTE DEGLI AUTORI
Ancora una volta, note sintetiche:
1) Jennifer Walters è bloccata nella forma di She-Hulk dai tempi della
Graphic Novel scritta e disegnata da John Byrne nel lontano 1985. Allora perché
si sta trasformando in Jennifer ed in She-Hulk apparentemente senza
spiegazioni? Beh, diciamo solo che le spiegazioni ci sono e se avrete pazienza,
non chiediamo di meglio che darvele. -_^
2) Maya,
3) L’epilogo riporta, praticamente parola per parola, una parte del finale
di Vendicatori #73. C’è un motivo e lo saprete nel prossimo episodio.
A proposito del
prossimo episodio: i Signori del Male attaccano. Basta così. -_^
Carlo & Fabio
[1] No, non il gruppo segreto interno allo S.H.I.E.L.D. che abbiamo conosciuto su Marvelit Team Up e su Villains LTD, ma i supersecondini in armatura a cui è affidata la sicurezza della Volta… fidatevi, è una storia lunga. -_^
[2] Come visto in Villains LTD #41
[3] Ma voi dovreste, se avete letto Vendicatori Costa Ovest Annual #2 e se non l’avete ancora fatto, che aspettate? -_^
[4] Come narrato in Giant Size Defenders #4 (Hulk & I Difensori, Corno, #26/27) nel lontano 1975.
[5] Avvenne in Avengers Vol 1° #217 (In Italia su Capitan America & I Vendicatori #7).
[6]Accadde nell’episodio #9 ed è da allora che cerchiamo di capire perché. -_^